La bellezza abbandonata by Giuseppe Di Giacomo;

La bellezza abbandonata by Giuseppe Di Giacomo;

autore:Giuseppe, Di Giacomo; [Di Giacomo, Giuseppe ]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Filosofia, Voci
ISBN: 9788815366689
editore: Societa editrice il Mulino Spa
pubblicato: 2021-08-15T00:00:00+00:00


III.

Da Cézanne al cubismo: astrazione e primitivismo

Apartire dal 1905 i lavori di Picasso si presentano come una serie di esperimenti sulla forma, e la conclusione di questa sua ricerca segna l’inizio del primo vero linguaggio artistico moderno, sebbene un tale linguaggio implichi sempre un costante confronto con la tradizione. Da questo punto di vista, il principio di Cézanne di usare forme e colori non secondo il soggetto raffigurato bensì in modo autonomo, secondo leggi specificamente pittoriche, si accorda perfettamente con le intenzioni di Picasso, anche se quest’ultimo, riprendendo il classicismo accademico di Ingres, fa uso di una modellatura che si sviluppa a partire dal disegno. Così Picasso riduce progressivamente la figura umana a pochi blocchi, fino a renderla sempre meno naturalistica; non solo egli contravviene in questo modo alle leggi delle proporzioni «naturali» e della modellatura della forma, ma arriva ad affermare il carattere autonomo dell’atto pittorico, come mostra in modo esemplare il quadro Portrait de Gertrude Stein, nel quale Picasso gioca liberamente con le forme, trascurando la prospettiva e il rapporto delle diverse parti del corpo tra loro: lo sviluppo dei particolari non è conforme alle proporzioni naturali, come mostra la testa che diventa un blocco irregolare mentre il naso e gli occhi sono inseriti come corpi a sé stanti.

Insomma, dopo il Periodo blu (1901-1904) e il Periodo rosa (1905-1906) Picasso si avvia verso una pittura pura, senza altra giustificazione che sé stessa e che deve trovare in sé stessa la trascendenza (l’altro da sé). Di qui il suo interesse per Manet, nella cui pittura il contenuto non è l’elemento principale; nello stesso tempo, il suo bisogno di liberare l’arte da ciò che non è essenziale lo avvicina a Matisse e a Derain, la cui pittura, che concentra la sua attenzione sugli elementi formali (le linee e i colori) e subordina a questi il contenuto, cioè il soggetto del quadro, non era all’inizio apprezzata: è quanto mostrano le parole del critico Charles Morice, secondo il quale Matisse con Le bonheur de vivre ci dà pure «figure teoriche», tanto che la tela sembra «vuota». Nella primavera del 1906, Derain termina il suo quadro L’âge d’or nel quale, come in Le bonheur de vivre, c’è un riferimento al Bain turc di Ingres (1863) – una donna nuda con le braccia sollevate dietro la testa, che nell’opera di Derain sta alla destra, mentre in quella di Matisse alla sinistra. C’è da dire che questa tela di Ingres esposta al Salon d’Automne del 1905 ha costituito una vera e propria rivelazione tanto per Picasso quanto per Matisse e per Derain; si tratta di un’opera che contraddice, ai loro occhi, l’immagine di Ingres come professore di accademia, sia per il suo erotismo evidente che per la sua composizione, sì che da vecchio pittore accademico ormai superato, Ingres diviene di colpo la garanzia che le innovazioni nella pittura rispondono a realtà verificabili nella sua opera.

Derain sembra a Picasso anche più innovatore di Matisse e questo perché, ritornando nel marzo del 1906 da Londra, dopo aver



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